Secondo uno studio dell’Aniasa il mercato europeo risulterà in flessione almeno sino al 2030. Lo scenario è tragico.
L’industria delle quattro ruote sta vivendo in una profondissima crisi che vede il car market europeo in affanno dallo scoppio della pandemia. Da quando le mascherine sono state cestinate, dopo la crisi dei componenti e il rialzo dei carburanti, c’è stata una tendenza chiara in Europa. Nessuno è intenzionato a spendere cifre esorbitanti per ritrovarsi con auto moderne piene di problemi. Uno dei guai della filiera attuale è la totale incertezza del prodotto che si vorrebbe acquistare. In sostanza sarebbe risultata naturale e intelligente l’esigenza di tenersi stretta la cara vecchia auto termica piuttosto che lanciarsi nel futuro della mobilità elettrica.

I numeri riflettono un andamento che non pare possa riprendersi nel breve periodo. Le EV sono rimaste auto costose e poco pratiche sulle lunghe distanza. Con infrastrutture carenti e fuori uso nessuno vuole trovarsi in difficoltà dopo aver investito cifre astronomiche. Nello studio annuale condotto dall’ANIASA (Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital) e Bain & Company, intitolato “Navigare nella nebbia. Il futuro incerto dell’automotive”, è emerso un quadro nero per il Vecchio Continente.
Con un meccanismo normativo complesso, l’europeo medio ha perso anche potere d’acquisto in un mercato sempre più caro. Secondo il report dell’ANIASA, dopo un lungo ciclo positivo che, tra il 2001 e il 2017, ha segnato un tasso di crescita annuo del +3,3%, il mondo dell’automotive ha avuto una stagnazione. In base all’analisi, entro il 2030, il settore crescerà appena dello 0,2% annuo.
Automotive europeo: in numeri della crisi
L’industria è in ginocchio a livello globale: Europa -0,6%, Nord America -0,4%, Giappone e Corea -1,2%, con una Cina in crescita. Vi sono spiragli positivi anche in America. In Italia, in base allo studio, non si registrerà un aumento del mercato del nuovo, ma vi sarà più attenzione all’usato. Il parco circolante diventerà sempre più vetusto con gravi problemi sul fronte ambientale. Cresceranno le immatricolazioni delle auto ibride, mentre la quota di mercato delle EV non sarà superiore al 5%. Le emissioni medie di CO₂ resteranno oltre i 115 g/km, superiori ai valori registrati nel 2015.

Secondo l’analisi, entro il 2028 l’Europa accumulerà un divario di circa 15 milioni di veicoli rispetto alle previsioni fatte tre anni fa. “L’industria automobilistica europea è a un bivio – ha annunciato Alberto Viano, presidente ANIASA – Norme sempre più stringenti, una domanda debole e il contesto geopolitico impongono un ripensamento strutturale.” La pensa allo stesso modo Gianluca Di Loreto, Partner di Bain & Company e responsabile italiano del settore automotive: “Il comparto non può più fare affidamento sulla crescita. Solo chi saprà ridefinire geografie produttive, catene del valore e capacità di adattamento potrà restare competitivo”.